Ampi spazi aperti circondano l’altopiano dal quale è possibile ammirare l’imponenza della catena appenninica lucana. Risaltano la montagna Grande di Viggiano, il monte Raparo, il monte Sirino e altri monti dell’entroterra punteggiati da centri abitati. Una corona di montagne che offre verdeggianti saliscendi sovrastati da un cielo che cambia spesso colore. La discesa verso il paese è accompagnata da aiuole di ginestre e rovi, attraversa il Parco eolico, costeggia il cimitero e il verde intenso dei boschi lascia il posto a quello più tenue degli oliveti, coltura caratteristica del luogo. Qui una biforcazione evidenzia un’altra strada che sale. E’ il vecchio collegamento con Viggiano utilizzato prima della costruzione della Fondovalle dell’Agri. Conduce in altre contrade del paese dove alto è il livello di biodiversità. Accanto agli uliveti e vigneti, troviamo infatti mandorleti, querceti, cerri, meli, alberi di nocciole, di mele cotogne e di sorbe. Ed ancora campi di grano che nel ‘900 hanno sostituito le coltivazioni di lino, piante spontanee tra cui il corniolo usato dai pastori per fabbricare i bastoni a conferma dell’antica tradizione dei montemurresi, abili intagliatori. Nella zona, davanti la masseria Padula, è ancora visibile una parte dell’antico tratturo che collegava le alture di Montemurro e Grumento con la costa jonica. Da qui passava la transumanza ed è stato utilizzato fino agli anni ’80. Nel mese di maggio sono tutt’ora organizzati cammini lungo il sentiero che dal lago sale fino al monte Santo Jaso. Ritornando in paese e proseguendo alla volta del lago la strada taglia la vegetazione che, al mutare delle stagioni, offre una molteplicità di colori. Giunti a valle uno specchio d’acqua azzurro-verde si insinua negli anfratti del territorio frastagliato, conferendo all’invaso un aspetto allungato che, a seconda dei periodi più o meno di piena, disegna suggestivi isolotti. Risalendo in paese e seguendo la strada che conduce ad Armento altri panorami accolgono il visitatore, meno diversificati ma ugualmente gradevoli. Si incontrano salite e discese dove il chiuso delle orografie si alterna con le aperture dei pianori, e dove l’agricoltura si è fatta spazio tra boschi e castagneti. Ed emergono ancora vigneti, frutteti, campi di grano.
Il sottosuolo di Montemurro è ricco di acque sorgive che, affiorando, danno vita a ruscelli che rigano il territorio nella loro corsa verso il fiume Agri, originaria destinazione prima che la diga ne sbarrasse il tragitto.